Il riccio e la lepre






Una lepre incontrò un riccio e gli disse:
"Tu non saresti tanto brutto, o riccio, se tu non avessi le zampe storte che ti si imbrogliano l'una con l'altra.
Il riccio si offese e replicò: "Perché mi deridi? Le mie zampe storte corrono più veloci delle tue, che sono diritte. Lascia che arrivi un momento a casa, poi vedremo chi corre più veloce di noi due.
Il riccio andò a casa e disse alla moglie: "Ho fatto una scommessa con la lepre: vogliamo stabilire chi corre più in fretta.
"Devi aver perduto la testa!" rispose la moglie. "Fare una gara con la lepre! Quella ha le zampe agili e tu le hai storte e lente.
Ma il riccio replicò: "Se la lepre ha le zampe agili, io ho agile il cervello. Fai come ti dico. Vieni con me al campo.
Arrivarono al campo arato, dove la lepre stava aspettando, e il riccio disse alla moglie:
"Tu nasconditi a questa estremità del solco: io e la lepre partiremo dall'altro capo. Quando la lepre si sarà lanciata, io tornerò indietro e, appena arriverà da te, tu fatti vedere e grida: "E' da un pezzo che ti aspetto". Lei non potrà distinguerti da me e crederà che sia io a trovarmi qui.
La moglie del riccio si nascose nel solco. Il riccio e la lepre partirono dall'estremità opposta. Appena la lepre distanziò il riccio, questi tornò indietro e si nascose nel solco. La lepre giunse in fondo al solco: ma chi vide? Un riccio era là seduto e le disse: "E' da un pezzo che ti aspetto".
La lepre non si accorse che quella era la moglie del riccio e pensò: "Che strano! Come ha fatto a sorpassarmi?".
"Ebbene" disse al riccio. "Ricominceremo la gara".
"Come vuoi".
La lepre tornò d'un baleno all'altro capo del solco... chi vide? Il riccio che le disse: "Eh, eh, sorella! Arrivi tardi: è già un pezzo che sto qui ad aspettarti".
"Come?" pensò la lepre, "ho corso a gambe levate, eppure lui mi ha sorpassato. Ebbene, proverò una terza volta: ora non mi supererà". E disse:
"Forza. Ripetiamo la gara".
La lepre corse con quanto fiato aveva, ma... il riccio era di nuovo là seduto che l'aspettava.
E così continuò a correre da un capo all'altro del solco, finché restò senza forze. Alla fine riconobbe la sua sconfitta e dichiarò che non avrebbe fatto mai più simili scommesse.



L. Tolstoj
"Animali protagonisti", Giunti Marzocco, Firenze 1985






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