L'albero di ciliegio


 



In un antico giardino popolato da fiori e piante risiedeva immobile e silente un bellissimo albero di ciliegio dal fusto molto alto.
L’inverno era alle porte, un vento umido e freddo soffiava tra le cime dell’albero oramai spoglio e vuoto e due timide foglioline dal manto giallo giacevano pendenti sull’estremità dei secchi rami. La prima fogliolina disse: "Siamo rimaste sole qui su questo albero, anche stanotte molte delle nostre sorelle se ne sono andate via". La seconda fogliolina rispose: "Non avere paura, si sa che prima o poi dobbiamo seguire il nostro destino".
"Ma prima di staccarmi dall’albero avrei un desiderio da esprimere” gemette la prima fogliolina. “Voglio che tutte le mie sorelle ritornino a darmi l’ultimo saluto”.
L’albero di ciliegio ascoltò le parole tristi e meste delle povere foglioline e commosso ribadì: "Esprimete un desiderio e lo vedrete realizzato".
Le due foglioline contente sussurrarono: “Desideriamo, desideriamo che il gelido inverno che sta per arrivare ceda il posto alla sospirata e dolce primavera”, e così fu, di colpo come per magia la natura si risvegliò, la terra nuda e stanca rifiorì, il sole brillò con tutto il suo splendore per donare calore e gioia, un venticello tiepido soffiò leggero e portò il profumo tra i rami dell’albero, e gli uccelli tornarono a cantare melodiose armonie solcando il cielo con allegri giochi.
“Che spettacolo meraviglioso”, dissero le due foglioline, "I raggi del sole stanno di nuovo riscaldando i nostri cuori".
L’albero contento rispose: "Ho in serbo per voi un ultimo desiderio da esaudire". La prima fogliolina disse: "Desidero, desidero che tutte le mie care sorelle ritornino a rivestire i rami spogli di questo albero e che siano le foglie più belle, brillanti e vigorose di tutto il giardino e che diano fiori e frutti di ciliegio rossi come coralli” e cosi fu, all’improvviso l’albero di ciliegio si ricoprì di rigogliosi foglioline verdi ergendo la sua folta chioma nell’azzurro del cielo e piccoli fiori colorati si schiusero per dar vita a nuovi frutti di ciliegio. Tutto il giardino era oramai sommerso in un'aureola di profumi misti e di colori. Anche le due foglioline contente danzavano spensierate insieme alle loro sorelle, accarezzate dal vento tiepido di primavera e con gioia dissero in coro: "Grazie padre, ci hai donato la vita".
"Figlie mie", rispose l’albero di ciliegio, "dovete imparare che non può essere sempre primavera, il buon Dio ha creato le stagioni, c’è l’inverno con il freddo e il gelo, la primavera con il risveglio e l’allegria, l’estate con il caldo e il suo raccolto, l’autunno con la malinconia e la pioggia. Questa giostra gira, gira senza mai fermarsi, è il ciclo vitale della natura, non dimenticatelo mai".
Le due timide foglioline ascoltarono le sagge parole dell’albero di ciliegio e con giudizio risposero: "Siamo state due egoiste, è vero che ognuno di noi deve seguire il proprio destino".

Di colpo si alzò un fortissimo vento di tramontana molto freddo, che spazzò con furia impetuosa tutte le foglioline e i frutti rossi dell’albero di ciliegio. L’atmosfera ritornò silente e triste, il giardino si spogliò di tutto il suo verde manto, e le foglie oramai secche e gialle, staccandosi ad una ad una dai rami inariditi, volteggiarono nell’aria come piccole farfalle, formando a terra un fitto tappeto variopinto che scricchiolava al suono del vento. Anche le due foglioline, lasciate per ultime con i loro vestiti color avorio, porsero l’ultimo accorato saluto alle loro sorelle e se ne andarono via trasportate dal brusio del vento per andare incontro al loro destino.
L’albero di ciliegio oramai stecchito ed irto dovette aspettare con pazienza e trepidazione l’arrivo della colorata primavera e disse: "Ci vediamo presto figlie mie, per adesso mi riposerò un po’, sono troppo stanco".
L’inverno era giunto con il freddo e la neve e il povero albero di ciliegio giaceva inerte in un dolce sonno profondo, tra il candore dei fiocchi cristallini di neve, sognando tra i rami aridi il rifiorire della magica primavera.



                                                                                                                                                                                                                              Giovanna M.